Ecco i bambini che fanno i nostri jeans. Per 20 centesimi di euro al giorno

Queste fotografie raccontano la triste realtà di migliaia di bambini in Bangladesh, costretti a cucire jeans per 18 ore e a 20 pence (poco più di 28 centesimi di euro) al giorno.

Nonostante le continue campagne di informazione e la randomica indignazione internazionale, un fotografo ha rivelato sia la criminale mancanza di controlli e l’esistenza di fabbriche clandestine tuttora ignorata, sia il quotidiano allucinante dei bambini che ci lavorano. Si tratta di squallidi laboratori non registrati, nei quali si confezionano pantaloni per gli occidentali.

Migliaia di bambini in Bangladesh sono costretti a lavorare per ore e ore in fabbriche tessili irregolari, dove si occupano di cucire i jeans e gli altri abiti che indossiamo abitualmente. Vengono pagati soltanto 20 centesimi al giorno. Un nuovo reportage fotografico fa luce sullo sfruttamento del lavoro minorile e sui lati oscuri dell’industria dell’abbigliamento.

Il fotografo Claudio Montesano Casillas ha documentato ciò che accade all’interno dei laboratori clandestini dell’industria dell’abbigliamento presenti in Bangladesh, precisamente nella località di Keraniganj (Dhaka).

In Bangladesh circa 7000 fabbriche non sono soggette a controlli di sicurezza. Le fotografie mostrano edifici senza uscite d’emergenza, piani antincendio o estintori. Ci troviamo nelle vicinanze di Rana Plaza, dove l’incendio in una fabbrica nel 2013 provocò la morte di più di 1000 persone.

Le fabbriche irregolari producono abbigliamento che verrà messo in vendita a livello locale ma anche capi per le grandi marche internazionali, attraverso dei subappalti che rendono davvero difficile capire quale sia la reale provenienza dei prodotti.

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